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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Di conigli, linguistica e traduzioni

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Nella postfazione al saggio  J.R.R. Tolkien: La via per la Terra di Mezzo , Tom Shippey , filologo e studioso tolkeniano, scrive: « [...] Che l'inglese sia "intrattabile" è certamente opinione comune, e il suo locus classicus in tempi recenti è probabilmente il brano tratto dai Quattro Quartetti di T.S. Eliot (1944): Cercando di imparare a usare le parole, e ogni tentativo è un inizio del tutto nuovo, e un diverso tipo di fallimento perché si è solo imparato a trovare le parole migliori per la cosa che non c'è più bisogno di dire, o il modo in cui non si è più disposti a dirla. E così ogni azzardo è un nuovo avvio, un'incursione nell'inarticolato con equipaggiamento logoro in costante deterioramento nel generale disordine dell'imprecisione del sentimento... Si potrebbe confrontare questo testo con l'opinione espressa da Edmund Wilson nel Castello di Axel , secondo cui il significato delle parole dipende da "una ragnatel

E se fosse una persona?

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Ogni volta che si parla di uno stupro, di una violenza, di una generica ingiustizia a impronta sessista, escono sempre fuori, da esperti o meno, frasi come: "E se fosse tua madre?", "E se fosse tua figlia?", "E se fosse tua sorella?" Mi sembra di ricordare una campagna pubblicitaria che avesse uno slogan del genere, anche se al momento non riesco a rintracciarla su internet. Ecco, questo maldestro tentativo di umanizzare la vittima mi lascia un po' perplesso. Non basta esistere perché una donna abbia dignità di persona: bisogna che sia tua parente, altrimenti non conta. Che logica da tribù, anzi che logica da clan. Poi capisco che serva a spingere qualche troglodita a empatizzare con le donne, ad avvicinare il generico "donne" alle donne che lui conosce come individui, che sono della  sua famiglia, che è quindi spinto a proteggere (perché, in un certo senso, sono di sua proprietà), ma è desolante che si debba ricorrere a trucchetti che fanno

SUSPENSE!

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L'idea di questo articolo lo devo a un'amica che mi ha detto, ed era parecchio stupita, che "cracker" si scrive  cracker , e lei per tutta la vita lo aveva scritto sbagliato*. Al che mi sono ricordato di un altro mio amico, che ora è avvocato, molto colto, che però era convinto che "scotch" inteso come liquore e "scotch" inteso come articolo da ufficio si scrivessero diversamente (invece è un semplice caso di polisemia  come ce ne sono tanti, in italiano)**. Probabilmente tutti abbiamo dei vuoti linguistici, delle isole sconosciute, dei flaw a volte insospettati quando si parla di grafia. Anche io, naturalmente. Ne sono sicuro perché uno di questi flaw lo conosco: per quanto ci provi a ricordarmelo, per scrivere in maniera corretta "suspense" devo sempre controllare.  È più forte di me: pistola alla testa, lo sbaglierei. L'unica è imparare a conviverci.  In fondo per molte lingue il rapporto grafia/fonetica è meno trasparente che in

Tre modelli di giustizia nel mondo DC

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Quando sono sotto esami aumento il consumo di fumetti. Non perché siano più leggeri, ma perché per me è una gioia leggerli - e, sotto esami, si sa, le gioie son preziose. Tra le cose che ho recuperato e ho letto con piacere c'è Crisi Infinita  di Geoff Johns e Phil Jimenez , il sequel di quella Crisi sulle Terre Infinite che, nel 1985, rimodellò l'Universo DC e decise di prepotenza un nuovo modo di scrivere fumetti. Tra gli appunti di Johns (che, per quanto riguarda la DC , è l'Autorità indiscussa, roba che persino Grant Morrison si toglie il cappello quando passa) alla saga, ce n'era uno sugli atteggiamenti della Trinità DC ( Superman - Batman - Wonder Woman : vergognatevi se non lo sapete) riguardo il supereroismo. Questo post approfondisce e cerca di generalizzare i tre atteggiamenti, riferendoli però all'ambito più universale della "giustizia". Credo che il dilemma morale per antonomasia sia il dilemma morale tra questi tre atteggiamenti: almeno,