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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Storia di una storia (parte 1)

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Iniziamo l'articolo e già siamo nel vivo. Durante il 1899 il filosofo  Josiah Royce scrisse questa parabola ( Il mondo e l'individuo ) : Immaginiamo che una porzione del suolo d'Inghilterra sia stata livellata perfettamente, e che in essa un cartografo tracci una mappa d'Inghilterra. L'opera è perfetta; non c'è particolare del suolo d'Inghilterra, per minimo che sia, che non sia registrato nella mappa; tutto ha lì la sua corrispondenza. La mappa, in tal caso, deve contenere una mappa della mappa, che deve contenere una mappa della mappa della mappa, e così all'infinito. Il problema di Royce, che cercò di tradurre in forma narrativa, riguardava l'immagine mentale che un individuo ha della propria mente, che dovrebbe contenere un'immagine dell'immagine e così via. Il problema naturalmente è lo stesso che ha sollevato  Zenone di Elea , e si chiama regressus ad infinitum . Prima di Royce l' Amleto , il Chisciotte e Le Mille e Una Notte

Una difesa dell'ingannevole oroscopo

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Io non credo nell'oroscopo. Sono anzi convinto che credervi sia sbagliato non solo, diciamo, epistemologicamente, ma anche moralmente. Ogni volta, infatti, che una persona mente assassina una parte del mondo, e questo è certo; ma ogni volta che una persona crede in una menzogna quando ha le capacità e i dati per smascherarla, è colpevole tanto quanto lo è il mentitore. Questo articolo, nel caso non si fosse capito, riguarda l'oroscopo. A COSA CREDE CHI CREDE NELL'OROSCOPO Chi crede nell'oroscopo si affida al fatto (ha quindi propriamente fede , nel senso che compie un salto irrazionale verso una credenza non dimostrabile, esattamente come fa chi, ad esempio, crede in Dio*) che, interpretando correttamente gli avvenimenti celesti , si possa conoscere qualcosa del futuro terrestre . Questo al netto dell'astronomia ufficiale: vedere un meteorite con un diametro di nove chilometri che punta dritto sulla Terra... be', qualcosa del nostro futuro ce lo dice, ma

Ma gli argentini sognano ovejas eléctricas?

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Già nello scorso appuntamento di Ma gli italiani sognano pecore realiste? avevamo letto le parole di un grande scrittore che ci parlava, attraverso il muro degli anni, in difesa del fantastico. Oggi, nello stesso spirito, vi propongo un'altra voce: quella di Jorge Luis Borges . Chi fosse Borges, per i lettori che colpevolmente lo ignorano, sarà materia per un altro e più complesso articolo: vi basti sapere che è stato uno dei maggiori letterati del secolo scorso. Entrambe le citazioni sono tratte da prologhi che Borges scrisse per libri di altri. La prima - in originale - si trova nell'edizione argentina di Cronache Marziane di Ray Bradbury (1955), e la seconda in  L'Invenzione di Morel del suo caro amico  Adolfo Bioy Casares (1953). Quest'ultima contrappone la letteratura "psicologica" a quella "d'avventura"; ma essendo la psicologica una variazione di quella realistica ed avendo Borges, tra gli avventurosi, ricordato L'asino d'o