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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

C'era una volta un blog - La bella estate

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Ci dobbiamo salutare per un po', io e voi. Fino a due settimane fa la scusa era l'Esame di Stato, adesso sono le vacanze... Com'è come non è, per qualche tempo non potrò aggiornare il mio blog come si conviene. Qualche post veloce, di ridere , e per il resto #sonno. Ma in questo periodo non me ne starò con le mani in mano: ho infatti intenzione di (seguono due punti e lista numerata): scrivervi un paio di articoli per quando torno, che avevo in mente fin dall'apertura di questo blog ma che vuoi per questo vuoi per quello ho sempre rimandato. Uno dovrebbe essere su Neon Genesis Evangelion , l'anime più pissicologgico del mondo; l'altro dovrebbe invece riguardare le lezioni del Prof. Tolkien sul Beowulf , e farà naturalmente parte della sezione Letteratura . correggere Il Cavaliere Verde e Sir Galvano . Cos'è Il Cavaliere Verde e Sir Galvano ? Be', il mio romanzo. Ne parlo qui , qui e qui . E scussate se èppoco. preparare le lezioni per un corso di

Femminino cristiano

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Qualche giorno fa ho letto questo articolo . Si tratta di un'intervista a Sergio Martella , psicologo e psicoterapeuta, docente presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell' Università di Padova . Nell'articolo si discute degli effetti negativi dell'educazione cristiana sulla salute del bambino. Mi ha colpito in particolare questo paragrafo: Alcuni lessici del linguaggio comune rivelano la natura matriarcale della chiesa: "Don" è contrazione di "donna", è anche il suono del batacchio sotto la gonna-campana, iconologia della madre che in sé trattiene il figlio-fallo, nella fattispecie il prete; "duomo" è la fusione di donna-uomo, i frati recano il cordone ombelicale ancora non reciso alla vita, le suore il velo placentale segno di possesso della madre; il divieto all'uso della sessualità sottolinea la centralità e l'obbedienza all'unico sesso della madre. Si potrebbe liquidare la faccenda dicendo che il Dott. Martella

Non c'è bisogno di guardare nell'abisso

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Non scriverei questo articolo se, nell'ultimo periodo, non avessi visto ogni sorta di medium riempirsi di interventi vergognosi sull'omicidio di Sara Di Pietrantonio. Anche così, ho aspettato parecchio prima di pubblicarlo - il che suonerà forse un po' ipocrita. Personalmente capisco il bisogno di parlare, a torto o a ragione, e di sfogarsi, di ridimensionare la tragedia come è possibile; ma non lo sento quasi mai in prima persona. Per questo fin dapprincipio mi sono ripromesso di tenere Psicologia e Scrittura lontana da questo genere di articoli (l'unica eccezione che ho fatto è stata per la morte di Paolo Poli ): articoli che, più spesso che altro, servono a cavalcare l'onda dell'indignazione per ottenere visualizzazioni. Il razionale dietro certi articoli Sara Di Pietrantonio è morta. Aveva chiesto aiuto e nessuno l'ha ascoltata. Gli automobilisti che le passavano accanto non si sono fermati. È inutile rivangare la storia. La conoscono tutti. E in

Ancora di italiani e di pecore realiste

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Nella nostra cavalcata lungo i confini della letteratura fantastica abbiamo affrontato il problema del perché l'italiano colto, o, meglio, l'italiano a cui piace credersi colto, o l'italiano effettivamente colto ma un po' miope, disprezzi tanto la letteratura fantastica. Siamo risaliti, partendo dal concetto moderno e capitalistico/protestante di produttività (il fantastico serve per guadagnare? A giudicare da  Licia Troisi  sì, ma solo a scriverlo, mica a leggerlo), fino alla poetica del Manzoni , il Grande Teorico della Condanna. Bene, oggi, leggendo un articolo su  Prismo - rivista online di cultura  e limitrofi, ho scoperto un illustre predecessore delle critiche del Manzoni: già il Petrarca, a quanto pare, il fantastico non lo poteva soffrire. Tant'è che, per dimostrarvelo, all'interno dei  Trionfi  scrisse questi versi: Ecco quei che le carte empion di sogni, Lancillotto, Tristano e gli altri erranti, ove conven che 'l vulgo errante agogni

L'esordiente della settimana?

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Mi è stata segnalata, alcune settimane fa,  questa notizia  sul sito dell'ANSA, riguardante l'esordiente Luca D'Andrea. D'Andrea all'epoca stava pubblicando  La sostanza del male   (Einaudi, attualmente in cima alle classifiche), un romanzo che prima ancora di finire sul mercato era già stato venduto a una ventina (!) di Case Editrici estere. Normalmente direi congratulazioni , assurdo ma congratulazioni, non fosse che la faccenda mi lascia perplesso per via di un particolare di cui vorrei parlare oggi. Luca D'Andrea non solo è omonimo di quel G.L. D'Andrea autore della serie di romanzi-flop Wunderkind , ma i due sono anche indistinguibili, e i loro libri sono entrambi urban fantasy molto cupi incentrati su un uso disinvolto di immagini lovecraftiane e barkeriane. Insomma, da subito mi è venuto da pensare che, nonostante l'ANSA parlasse di "romanzo d'esordio", D'Andrea fosse in realtà il veterano della scrittura G.L. G.L. D'A

Il galvanometro è lo strumento di misura dell'ignoranza

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Al mondo esistono la pacatezza, l'eccitabilità, l'ignoranza e Galvano, il romanzo a cui sto lavorando, che sta all'ignoranza come l'eccitabilità sta alla pacatezza. Nonostante queste parole, che mi sembrano chiarissime, nella mail continuano ad arrivarmi domande sull'effettivo livello di ignoranza di Galvano, di cui abbiamo già parlato qui e qui . Ecco una GIF che mi sembra possa spiegarlo al di là di ogni possibile dubbio: (Questi sono post tappabuchi. Se tutto va bene, entro settimana prossima avrò finalmente concluso l'Esame di Stato, che mi sta tenendo impegnato da metà giugno, anzi da metà maggio con lo studio, e potrò tornare a scrivere post più centrati).