Quel che resta del giorno

È da un po' di tempo che non dedico un articolo intero a un solo libro. Ma ho appena finito di leggere Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro e vorrei parlarvene.
Ecco, vi riporto la quarta di copertina della mia edizione (Einaudi):
La prima settimana di libertà dell'irreprensibile maggiordomo inglese Stevens diventa occasione per ripensare la propria vita spesa al servizio di un gentiluomo moralmente discutibile. Stevens ha attraversato l'esistenza spinto da un unico ideale: quello di rispettare una certa tradizione e di difenderla a dispetto "degli altri e del tempo". Ma il viaggio in automobile verso la Cornovaglia lo costringe ben presto a rivedere il suo passato, così tra dubbi e ricordi dolorosi egli si accorge di aver vissuto come un soldato nell'adempimento di un dovere astratto senza mai riuscire ad essere se stesso. Si può cambiare improvvisamente vita e ricominciare daccapo?
La quarta di copertina non rende giustizia al romanzo, e anzi sembra parlare di tutt'altro. L'ambiguità morale del padrone di Stevens, Lord Darlington, è solo uno dei focus della storia. Anzi, Lord Darlington è un personaggio relativamente positivo, costretto a compiere atti immorali a causa del suo altissimo senso di giustizia, e in questo ricorda un po' la figura di Re Artù... con cui Kazuo Ishiguro ha certo familiarità, considerando la sua bibliografia. I flashback sono ambientati quasi tutti ai tempi dell'ascesa del nazismo.

Due copertine del libro a confronto

Ishiguro ci porta all'interno della vita del suo personaggio - punto di vista come raramente hanno fatto altri scrittori. La vita di Stevens è monotona, e a dispetto di tutto neanche lui, salvo un isolato momento di lucidità, è mai del tutto consapevole dei propri sentimenti. Diventano chiari solo al lettore, man mano che procede nella lettura, grazie alla bravura di Ishiguro.
In generale nel romanzo si respira un'aria di malinconia che apprezzo molto. L'ho trovata qui e là in Salinger, soprattutto quando si occupa del maggiore della famiglia Glass, e in certi romanzi della Le Guin e in certi versi di Borges (non a caso, tutti e tre fanno parte della cerchia dei miei scrittori preferiti). L'ho trovato di recente in un bellissimo film di fantascienza che si chiama Predestination - e in effetti, se dovessi dire cosa me lo ha fatto amare, lascerei da parte la trama peraltro molto buona e mi concentrerei su questa sensazione di malinconia.
Il titolo del romanzo, Quel che resta del giorno, sta ad indicare ciò che ci resta quando la nostra vita è quasi passata e siamo costretti a osservarla dalla sua estremità meno confortevole. Come dire a giochi conclusi. Erik Erikson parla di questa situazione e la chiama dilemma psicosociale tra integrità dell'Io e disperazione (uno dei dilemmi psicosociali con cui dobbiamo confrontarci durante le varie età della nostra vita. Qui trovate un articolo sulla teoria psicosociale). Il titolo mi colpisce tanto più perché ne usai uno molto simile per un mio racconto, alcuni anni fa. Il protagonista viaggiava nel futuro e guardava se stesso alla vigilia della sua morte. All'epoca non conoscevo il romanzo di Ishiguro. Il mio racconto si intitolava Alla fine del giorno.

Dal romanzo è stato tratto un bellissimo film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson. Il trailer originale lo fa sembrare una commedia romantica in costume; preferisco postarvi una scena che si trova a inizio del film (il personaggio a cui Stevens serve il tè non è Lord Darlington ma Mr. Louis, interpretato dal bravissimo e compianto Cristopher Reeve).


Qui sotto invece vi metto il trailer di Predestination. Guardateli entrambi, ma prima leggete il libro di Ishiguro. E soprattuttto evitatevi ogni spoiler su Predestination. Non è un caso che non vi abbia messo link esterni per questo film.


Per parte mia ho già pronto da leggere un nuovo libro di Ishiguro, Il Gigante Sepolto. È sempre una bellissima sorpresa scoprire un autore come lui.


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