Riccardo Calandra, o della musica

Siamo giunti a un nuovo appuntamento con le interviste psicologiche, la rubrica in cui si parla d'arte e di psicologia e del punto d'incontro tra questi due mondi dalla bocca degli, diciamo, interessati.
Oggi parliamo con Riccardo Calandra che, oltre a essere Dottore Magistrale in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi Educativi, è stato bassista delle band Inlansis e Le fate sono morte. Il tema di oggi è la musica.

Parlaci della tua passione: quando hai iniziato a suonare? Qual è stato il tuo primo concerto? E di cosa ti occupi attualmente?
Ho iniziato a suonare a 14 anni, la chitarra. Cercavo qualcosa da fare per poter dire di saper fare qualcosa. La passione è nata dopo però, quando ho trovato il mio primo gruppo. Tre miei compagni di liceo avevano fatto delle prove, il giorno prima, senza un progetto e senza avere la minima idea di cosa stessero facendo: ne è uscita una canzone. Parlandone, la mattina a scuola, mi hanno chiesto se volevo suonare il basso, e pur non avendone mai preso in mano uno ho accettato. La passione è iniziata lì, non ho mai più suonato la chitarra e sono rimasto un bassista fino a oggi.
Il mio primo concerto è stato... beh in un locale a Milano, in periferia. È stato, penso, il classico primo concerto: non molte persone, quasi tutti amici, acustica orribile e preparazione traballante, ma vabbe', è stato comunque il concerto più emozionante di tutti.
Attualmente mi occupo di stare lontano dalla musica e vedere se qualcosa matura. È un percorso da seguire solo in certi momenti della vita, credo, e per me questo non è il momento giusto. Oppure si può adattare la propria vita in modo da continuare a seguire quel percorso... Chi vuole.

Domanda veloce, risposta veloce: qual è il punto di incontro tra psicologia e musica? Senza tirare in ballo la musicoterapia.
Non è facile rispondere... Ma penso che la loro somiglianza, a un livello molto ampio, stia nel fatto che entrambe studiano la mente. La psicologia lo fa seguendo un metodo scientifico, la musica un metodo artistico. Sia una buona terapia che una buona musica sono in grado di mettere la persona in contatto con la propria interiorità. Ma questo lo si può dire per qualunque tipo di arte. Quindi alla fine ti ho detto cosa c'è in comune tra l'arte e la psicologia. Va bene lo stesso?

Benissimo. Le mie domande sono obbligatorie, ma le vostre risposte sono libere! Ora però puoi tirare in ballo la musicoterapia: è nei tuoi programmi ottenere un certificato di musicoterapeuta?
In realtà non ci ho mai pensato, nel senso che è una possibilità che non ho mai nemmeno preso in considerazione. Vedrò in futuro, se mi sembrerà utile lo farò.

Qual è, a tuo parere, la situazione attuale nel mondo della musica? Almeno per quanto riguarda l'Italia.
Qui c'è molto da dire. Ho provato a non sembrare un vecchio lagnoso, ma non ci sono riuscito, quindi ecco cosa penso senza censure: come tutte le cose, la musica è cambiata rispetto a quando ero giovane, ed è cambiata nel senso che si è evoluta, ha assunto forme che non mi sarei mai immaginato, anche abbastanza assurde. Un caso è la dubstep, quel genere che un anno nasce, sembra l'evoluzione finale della musica, si diffonde in tutte le discoteche del mondo e che l'anno dopo va bene solo per i trailer dei film e le pubblicità di automobili. Altro esempio è il diffondersi della musica "indie", che metto fra virgolette perché dal momento in cui inizia a diffondersi nella maggioranza dei casi smette di essere indie...
A livello di musica "universalmente conosciuta", in Italia in particolare ma anche fuori, vedo una stagnazione terribile. I canoni che guidano i produttori sono così rigidi e così definiti che l'innovazione rischia di diventare impossibile. Basta guardare X-Factor: un programma che dovrebbe creare nuovi musicisti, ottimo nel valutare la capacità tecnica dei nuovi pseudocantanti, ma che mai e poi mai valuta la loro capacità di comporre. Questo perché tanto nessuno di loro comporrà mai, le canzoni sono già lì, pronte per loro e sfornate in serie dai produttori, in genere molto più economisti che non musicisti. L'underground italiano, invece, per la mia poca esperienza, è un po' meglio, ma solo un po'. Almeno lì è possibile, a volte, trovare l'innovazione e scoprire qualcosa di emozionante.

I nomi di tre musicisti da ascoltare assolutamente prima di diventare sordi. Il nome di tre autori del mondo della psicologia da leggere assolutamente prima di diventare pazzi.
Tre musicisti: per fare onore al nostro underground, comincio con il dire Sixth Minor (da ascoltare live, rendono mille volte più che da CD), poi uscendo dall'Italia... Rome (Flowers From Exile, mi azzardo a dire miglior CD dal '91 a oggi) e naturalmente i Queen (Innuendo miglior CD prima del '91).
Tre autori: Jung, che porta la psicologia ai suoi limiti estremi ed è difficilissimo da leggere, ma che comunque resta il più suggestivo; Charmet, perché nessuno meglio di lui ha capito i giovani italiani; e per finire Chomsky, perché veramente è incredibile quanto sia in grado di analizzare, sviscerare e ricostruire in maniera ordinata e illuminante praticamente qualsiasi problema gli salti per la mente.

La domanda finale è la stessa per tutti: c'è qualcosa che vorresti dire ai giovani psicologi che ci stanno leggendo? E ai giovani musicisti?
Ai giovani psicologi: siamo sulla stessa barca, navighiamo con passione e con la meta sempre in testa, alla fine  approderemo!
Ai  giovani musicisti: fate musica non solo per voi stessi, ma anche per gli altri. Toglietevi di testa ogni preconcetto su cosa sia la musica prima di iniziare a comporre,  e vedrete che farete qualcosa di buono. E soprattutto divertitevi tanto, ché la musica serve a quello.

...

Ringraziamo il nostro ospite! Il Dott. Calandra è, tra le altre cose, uno dei fondatori e degli architetti dell'Antro di Chirone, un portale web di psicologia, pedagogia, antropologia, scienze politiche e giurisprudenza che vi invito assolutamente a visitare, perché è stupendo.
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